by Diego Barucco

Planetarie giganti: Abell 35
Abell 35 è una fra le planetarie più studiate del catalogo Abell se consideriamo nello specifico il gruppo di quelle che superano dimensioni tali da essere considerate delle planetarie giganti, la ragione è da ricercare in alcune precise caratteristiche che riguardano sia la stella centrale che le sue proprietà fisiche, le quali saranno qui approfondite.


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Planetarie giganti: PFP 1
PFP 1 è una recente ed interessante scoperta nel campo delle planetarie giganti. Grazie alle moderni strumentazioni anche gli astronomi amatoriali sono in grado di riprendere immagini di questa elusiva nebulosa che ancora nasconde qualche segreto a causa della mancanza di studi completi e di analisi.


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Planetarie giganti: PuWe 1
La PuWe 1 è una delle grandi planetarie scoperte alla fine degl'anni settanta e l'inizio degli anni ottanta sulle lastre della Palomar Sky Survey, la scoperta fu realizzata dai ricercatori A. Purgatofer e R. Weinberger.
La planetaria, a differenza di molte grandi nebulose, si presenta con una morfologia piuttosto regolare dal profilo tondeggiante, il quale presumibilmente richiama una struttura tridimensionale sferica o ellissoidica; nelle bande dell'Ha e [N II] mostra una distribuzione omogenea ad eccezione di una maggiore luminosità del margine sud.


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Due dinosauri nebulari - RE1738+665 & Ton 320
Nel panorama delle nebulose planetarie estremamente evolute, grande importanza riveste la loro individuazione e lo studio delle caratteristiche fisiche, poiché il calcolo dell’età reale e cinematica di espansione fornisce un secondo parametro di confronto nell’analisi evolutiva delle loro stelle centrali in nane bianche.
A causa dei tempi estremamente lunghi nei quali un nucleo di planetaria percorre la sua linea evolutiva verso la sequenza di nana bianca, non è possibile seguire in tempo reale le trasformazioni fisiche e chimiche di questi particolari astri, quindi le valutazioni devono basarsi su calcoli teorici e complessi rapportati successivamente al dato sperimentale di un campione più vasto possibile per verificarne o meno l’esattezza.

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Planetarie giganti: Sh 2-216
Nel 1959 Stewart Sharpless incluse nel suo celebre catalogo di regioni HII la nube Sh 2-216, visibile inizialmente sulle lastre dell’epoca come un grande arco, facente parte di una vasta regione del diametro di 1,6° di gas ionizzato.
Alla fine degli anni 80', la Sh 2-216 era considerata una tipica regione HII o un antico resto di supernova a causa della regolare morfologia circolare in immagini in Hα e in [N II]; l’ipotesi della regione HII andava in contrasto per la mancanza, nelle immediate vicinanze, di sorgenti stellari energetici (tipo stelle giganti azzurre) in grado di ionizzare il gas di idrogeno. Al contrario l’idea del resto di supernova contrastava con le misure dei flussi delle righe spettrali che divergevano consistentemente nelle abbondanze relative alle righe proibite di [S II] [O I] e [N II], molto più simili alla fase di ricombinazione elettronica tipica di quelle nebulose planetarie con emissione a fluorescenza, dovuta ad una precedente intensa ionizzazione da parte della stella centrale.

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Planetarie giganti: Hewett 1
La Hewett 1 è la più grande nebulosa planetaria finora scoperta.
La storia di Hewett 1 comincia e finisce nel 2003 durante un’indagine della Sloan Digital Sky Survey, quando una serie di ricercatori capeggiati da Paul C. Hewett individuarono e studiarono una vasta regione di 2° di diametro di gas ionizzato nei pressi della già nota nana bianca PG 1034+001. Una sistematica acquisizione di dati spettrali rivelò agli autori un’intensa presenza del flusso di [O III] e una generale emissione di HII e [NII] in tutta l'area del cielo indagata, con distribuzioni e morfologie talora differenti nelle diverse bande. Le abbondanze relative al flusso di [O III] in particolare, erano riscontrabili attorno alla nana bianca, mentre in porzioni più esterne vi era una maggiore presenza di HII e [NII], segno che la ionizzazione osservata era stratificata e dovuta alla presenza della PG 1034+001 al centro. Sulla base dei flussi spettrali riscontrati e la vicinanza della nana bianca di tipo DO, gli autori dichiararono che questa vasta regione di gas ionizzato era certamente il resto di un'antichissima nebulosa planetaria.

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Gli anelli di NGC 1514
In astronomia, così come in altri campi che hanno la prerogativa dell'indagine e dell'esplorazione, c'è sempre da sorprendersi, vano è, infatti, l'abituarsi alle nuove scoperte e ancora di più, vano è non manifestare stupore quando tali scoperte avvengono durante lo studio di oggetti celesti molto conosciuti che, nonostante siano studiati ed osservati da centinaia di anni, hanno sempre ancora segreti nascosti da mostrare.
E' il caso di NGC 1514 che grazie alla survey in corso del WISE (Wide-field Infrared Survey Explorer) ha dato la possibilità di "vedere" chiaramente nuove strutture che nessuno fino ad ora aveva mai osservato; ecco quindi che con occhi infrarossi sono magicamente apparsi due anelli perfettamente in asse e paralleli che circondano la planetaria. Tale inedita rappresentazione ha gettato notevole meraviglia e ha aperto scenari molto interessanti, in quanto la stella centrale della planetaria è componente di un sistema binario con una stella di tipo A0.

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Ripresa di nebulose planetarie con Lumenera
Presentiamo l'interessante articolo di Renzo Ruisi sull'utilizzo di una camera Lumenera per la ripresa di nebulose planetarie. Solitamente questo tipo di camere è concepito per la ripresa di pianeti ad alta risoluzione in quanto rappresenta uno degli strumenti più avanzati in questo genere di studi. Renzo Ruisi però ci mostra la possibilità di un impiego diverso, con finalità verso la ripresa ad alta risoluzione di nebulose planetarie. Le nebulose planetarie che sono servite per il test sono la NGC 7027, NGC 2022 e la NGC 2392.

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NGC 1535 l'articolo!
Vi proponiamo l'ultimo lavoro svolto che riguarda una completa revisione sulla nebulosa planetaria NGC 1535 conosciuta anche come "l'occhio di Cleopatra". Si tratta di un oggetto molto bello e di facile osservazione nella costellazione dell'Eridano ed è fra le prime dieci planetarie più luminose del cielo. La sua struttura è molto semplice in quanto è una nebulosa ellittica costituita da due gusci concentrici i quali, causa di una calda stella centrale, presentano un alto livello di ionizzazione. In questo lavoro troverete vari paragrafi che riguardano l'osservazione visuale, la ripresa digitale e le caratteristiche fisiche dove verranno analizzate, oltre alle condizioni spazio-cinematiche degli shell, anche le caratteristiche della stella centrale e dell'alone esterno.

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NGC 650/1
Questo studio a tutto campo su NGC 650 si prefigge di mostrare aspetti poco conosciuti, ma al contempo affascinanti, di una nebulosa planetaria ormai non più giovane e che mostra i segni dell'età che avanza.
Dalle interessanti osservazioni storiche degl'astronomi del passato si giunge alle attuali visioni al telescopio e alla ripresa digitale.
L'articolo comprende un'analisi globale ed approfondita degli aspetti fisici e dinamici partendo dai dati degli esperti grazie ai quali è possibile tentare una ricostruzione degli eventi finali di perdita di massa della stella progenitrice.
Il lavoro è corredato di moltepici immagini e interessanti disegni in modo da fornire un quadro più esaurinente possibile della sua affascinante complessità.

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NGC 40
Nebulosa planetaria nel Cefeo dalla caratteristica di essere a bassa ionizzazione. Questo articolo tratta vari aspetti di questo oggetto sia nell'osservazione amatoriale sia dalle caretteristiche fisiche dalle quali è possibile ricostruire le fasi evolutive.

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Articoli generici

Qui sono elencati articoli in pdf generici o provvisori su nebulose planetarie in genere:

Calcolo della massa di nane bianche (400 kb)




Ultimo aggiornamento: Lunedì, Dicembre 2, 2013 2:06 PM

 

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